Un romanzo sulle distanze, Il censimento dei lampioni di Carmelo Vetrano

Il romanzo di esordio di Carmelo Vetrano, edito da Laurana Editore per la collana fremen, curata da Giulio Mozzi, è molte cose. Prima di tutto, come ho pensato dopo i primi capitoli, è una trappola affascinante. Invita il lettore con una scrittura elegante e misurata; lo trascina dentro, lo spinge dolcemente lungo la trama alla giusta velocità e senza inciampi, per poi intrappolarcelo senza pietà. Una volta chiuso dentro, chi legge non può che orientarsi attraverso certe mappe, palesi o nascoste, che l’autore ha disseminato con sapienza.
Si tratta di un romanzo pieno e complesso. Innanzitutto, un romanzo sulle distanze: fisiche, relazionali, temporali e mentali.

Sebastiano, che da Berlino torna nella sua terra d’origine, il Salento, per presenziare alla sentenza di divorzio, è lacerato  dalla distanza fra il passato e il presente, fra l’amore e il disamore. Per non farsi travolgere dallo spaesamento e dalla noia, trova lavoro alla Electric Sole come censore di lampioni, insieme al padre Bruno che guiderà il mezzo di trasporto attraverso vie e quartieri. Per quest’uomo, che lo ha abbandonato quando era ancora piccolo, Sebastiano nutre un profondo risentimento, rinfocolato dalla relazione che Bruno ha intrapreso con Magda, da cui Sebastiano si sta appunto separando. C’è anche una storia che da bambino non ha afferrato, un silenzio che si tende come la corda di un arco e intossica i legami con gli altri suoi familiari; condiziona ogni accadimento, ne impregna il significato, ne droga il senso.

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