Laura Scaramozzino, autrice della novella J- Card, pubblicata da [2] [5] [6] edizioni, ci racconta un mondo distopico in cui la società è suddivisa in abbienti e non abbienti: il discrimine è una tessera che permette l’accesso a una particolare tipologia alimentare. Chi ha un reddito basso e una posizione sociale inferiore può, tramite una J-Card, accedere solo a cibo spazzatura (junk food) e avviarsi verso un futuro di malattie e morte precoce; chi invece beneficia di un reddito alto può alimentarsi con cibo buono e sano (healty food) attraverso alla H-Card, assicurandosi così una vita longeva e in salute.
Adele, donna benestante con alle spalle un rapporto morboso e tossico con il fratello Carlo, vive la sua esistenza nella condizione di donna infertile e incapace di relazioni amorose sane. L’incontro con Francesco, orfano non abbiente, accende un istinto materno che presto diventa ossessione, induce Adele a fare i conti con il suo passato e a compiere scelte estreme. Il destino dei due protagonisti, Adele e Francesco, si dipana in un’atmosfera cupa, attraverso avvenimenti misteriosi e terribili.
Nonostante si tratti di finzione letteraria, nella novella di Laura Scaramozzino troviamo tratti comuni alla nostra realtà. Sappiamo ormai da molti decenni che l’accesso al cibo sano rappresenta una strategia preventiva fondamentale nei confronti della maggior parte delle patologie tipiche del mondo industrializzato. Il cibo sottoposto a manipolazioni industriali, il cosiddetto junk food, fonte di grassi saturi e additivi, è sì economicamente più accessibile, ma senza dubbio meno salutare. Inoltre l’accesso facilitato (pensiamo alle forniture varie e abbondanti dei grandi supermercati, oppure al fenomeno più recente del delivery), ne consente una diffusione capillare in tutti gli strati sociali, determinando così anche la diffusione dei fattori di rischio connessi.
La ricerca biomedica degli ultimi decenni indica chiaramente la responsabilità della cattiva alimentazione (e della sedentarietà) nell’insorgenza di patologie non geneticamente trasmissibili. Ciononostante la medicina è rivolta soprattutto alla diagnosi e alla terapia, concedendo ben poco spazio alle strategie di prevenzione attraverso la sana alimentazione. Va da sé che, in un contesto sociale in cui l’accesso al cibo di qualità è dispendioso e la tutela della salute è concentrata soprattutto sulle terapie, la prevenzione attraverso la sana alimentazione viene automaticamente posta in secondo piano.
Torniamo alla novella di Laura Scaramozzino: la società è divisa in due e il discrimine, cioè il possesso dell’una o dell’altra card, riguarda e condiziona il bisogno primario per eccellenza: la necessita di nutrirsi. Ne nasce una narrazione dai toni cupi e non potrebbe essere altrimenti. Come può presentarsi, infatti, una società in cui la salute fisica sia una condizione legata al reddito? Quale convivenza si può auspicare fra i cittadini che la compongono? E ancora, come può un essere umano sostenere il peso di tale discrimine, senza abbandonarsi all’egoismo da una parte e alla disperazione dall’altra?
Ma, nonostante la netta suddivisione operata dalle food-card, nella storia raccontata da Scaramozzino esiste un tragico denominatore comune: il disagio psichico. Poiché ogni individuo necessità, oltre che di cibo, di nutrimento emotivo e sentimentale, tutti i personaggi, abbienti o meno, in questo senso egualmente affamati, mostrano una fragilità profonda che condiziona le loro esistenze. Dall’ossessione alla morbosità, dalla depressione alla disforia, ognuno degli attori di questa storia si muove spinto da un’intima insensatezza che travolge ogni cosa, a dispetto del buon cibo in dispensa o, viceversa, di concerto al destino tragicamente segnato dal cancro o dal diabete.
J-Card è dunque la storia di una società deprivata: ogni individuo che ne faccia parte vive e dispera nella mancanza di qualcosa. E’ la storia delle vite “senza”.
La lettura di J-Card sollecita una riflessione profonda, complice una scrittura limpida e tagliente che sbarra qualunque via d’uscita comoda e rassicurante. La storia e il linguaggio in questa novella sono la stessa cosa: sono il pensiero con cui dopo aver letto ci arrovelliamo, l’incubo che potrebbe agitare le nostre notti, la paura che tutto possa avverarsi.
Conoscevo già questa giovane autrice attraverso i suoi racconti. La novella J-Card è un è una piacevole conferma della sua bravura.