Categorie
#risvegli

I vent’anni di mia figlia

person-s-hand-3162828I vent’anni di mia figlia sono un esorcismo al rammarico per i miei venuti male. Il suo profilo, le promesse che ho mantenuto. I vent’anni di mia figlia, che ho messo al mondo mentre nel mio mi orientavo a fatica, sono la mappa dell’isola in cui mi perdevo di continuo. Sono un paio di jeans scoloriti sulle ginocchia, mamma se ti va puoi metterli anche tu. I libri scambiati dopo una chiacchierata sui suoi primi esami all’università, dimmi, mamma, dimmi di Montale, si può non amarlo così tanto? Il mare che ci stanca se stiamo troppo al sole, la pelle che non resiste a un trucco impegnativo, la cioccolata che ci piace ma dobbiamo andarci piano.
A vent’anni mia figlia ha una ragionevolezza che non ho preteso, l’ironia che al mondo scarseggia e la risata da bambina trasparente.
I vent’anni  di mia figlia sono meno della metà dei miei. Sono il segno che avevo una strada buia da illuminare e una bussola da conservare. Li tengo in tasca per i giorni in cui mi perdo. Avanti, mamma, sempre avanti.

© giusi d’urso

foto di Philip Justin Mamelic

Categorie
#secondapelle

La fine del ragno – su Fernweh

Lungo la statale Tosco Romagnola c’è questa casa diroccata al cui interno è cresciuto un fico. Le sue fronde sbucano dalle crepe, dai muri mezzi crollati, dalle finestre di cui è rimasto solo il buco rettangolare. Le foglie si sono accomodate come padrone e da lontano sembrano persone affacciate intente a parlottare fra loro.

Da ragazzo ci andavo a disegnare dopo la scuola, nei pomeriggi solitari, quando non mi andava di uscire col gruppo. Era un posto dove nessuno veniva a cercarmi.

Quando avevo undici anni, la zia Rita, che poi era la zia di mio padre, mi raccontò che nella casa del fico abitava un ragazzo della mia età… continua a leggere su FernwehLa fine del ragno - Fernweh