D’inverno, un braccio ingessato ha i suoi vantaggi. Ad esempio, il braccio resta al caldo.
Arturo, detto Turo, si aggira di notte nei pressi della stazione. Cosa ci faccia lì, noi non lo sappiamo. Ma lo vediamo camminare con quel passo dinoccolato lungo il binario numero uno e ogni tanto fermarsi a guardare un tabellone, una pubblicità, imprecare – lo sentiamo – davanti al distributore di acqua e tramezzini.
Turo è destro, si vede dai movimenti davanti al distributore di acqua e tramezzini, nella zona della tastiera e del raccogli-monete. Non trova niente, nessuno ha lasciato resti, nessuno ha dimenticato tramezzini. Si sposta ancora più in là, lungo il binario, rimesta dentro un cestino dei rifiuti, procede senza nessun bottino fino a una panchina di cemento, sfregando la mano destra sul pantalone per scaldarla.
La panchina è occupata. Qualcuno si è sdraiato su dei cartoni e si è coperto con una trapunta logora.
Turo fa il giro della panchina. Allunga la mano destra e scuote la persona sdraiata. Quello salta in aria. Fa proprio un balzo dal cartone, con tutta la coperta sulle spalle, gli occhi sgranati che brillano nella luce gialla del lampione.
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