L’anima delle case

– Lei, signora, notò salendo i cangaruni del cancello, vero?
– I cosa?
– I cangaruni.  – La vecchia mostrò i denti gialli in una smorfia che doveva essere il suo sorriso – Vede, signora cara, il cancello è stato fatto in ferro battuto dove stavo prima, in Australia, terra di cangaruni.
– Ah, capisco.
La donna, rinseccolita e fasciata nel suo abito nero a lutto, mi fece strada fra le stanze chiuse che sapevano d’aria vecchia e dolciastra. Passo silenzioso, schiena ricurva e spalle vicine. Il profilo aquilino del viso magro mi ricordava le streghe di certe favole e la voce, mio dio, il verso di una cornacchia.
In realtà non li avevo notati per niente, i cangaruni. Mi ero accorta solo della forza estrema necessaria ad aprire il pesantissimo cancello nero con una banda decorativa in ottone che, adesso lo sapevo, doveva raffigurare una serie di canguri australiani.
– Entrasse, signora, senza complimenti. Apro le finestre e ci faccio vedere tutte le stanze.
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