Dopo un rapido cenno di saluto S. entra nel mio studio con movimenti lievi, misurati. Si siede davanti a me senza fare rumore, senza spostare l’aria. Mi guarda in silenzio, con gli occhi grandi, enormi, vacui. Oggi come sempre, la pupilla è un buco nero pieno di attese. Le palpebre hanno perso elasticità e si corrugano agli angoli degli occhi come quelle dei vecchi. Continua a leggere su Fernewh
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