I vent’anni di mia figlia sono un esorcismo al rammarico per i miei venuti male. Il suo profilo, le promesse che ho mantenuto. I vent’anni di mia figlia, che ho messo al mondo mentre nel mio mi orientavo a fatica, sono la mappa dell’isola in cui mi perdevo di continuo. Sono un paio di jeans scoloriti sulle ginocchia, mamma se ti va puoi metterli anche tu. I libri scambiati dopo una chiacchierata sui suoi primi esami all’università, dimmi, mamma, dimmi di Montale, si può non amarlo così tanto? Il mare che ci stanca se stiamo troppo al sole, la pelle che non resiste a un trucco impegnativo, la cioccolata che ci piace ma dobbiamo andarci piano.
A vent’anni mia figlia ha una ragionevolezza che non ho preteso, l’ironia che al mondo scarseggia e la risata da bambina trasparente.
I vent’anni di mia figlia sono meno della metà dei miei. Sono il segno che avevo una strada buia da illuminare e una bussola da conservare. Li tengo in tasca per i giorni in cui mi perdo. Avanti, mamma, sempre avanti.
© giusi d’urso
foto di Philip Justin Mamelic