Il dottor Palmieri quando successe il fatto era un medico condotto alle soglie della pensione. La sua carriera stava per concludersi, così finalmente si era concesso un premio: un’auto nuova, bellissima e color blu notte.
Proprio in quei giorni, subito dopo l’arrivo di quel premio, un tardo pomeriggio si presentò da lui l’attempato Modesto Bonaccorsi per chiedergli se potevano scambiare due parole. Quel pomeriggio il Palmieri aveva la sala d’attesa piena di persone attente all’ordine di arrivo. Per cui liquidò il Bonaccorsi con uno dei suoi sorrisi e le braccia allargate verso gli astanti già irrigiditi sulle sedie. Bonaccorsi, noto a tutti come un brav’uomo, non insistette né indugiò oltre. Anzi si fece indietro ossequioso e con un sorriso bonario chiese scusa a tutti e tornò a casa.
Due giorni dopo però il buon Modesto si presentò di mattina e, appena entrato nella sala d’aspetto, sorrise compiaciuto per aver contato davanti a sé soltanto tre persone. Poco dopo il dottor Palmieri si affacciò con un foglio in mano per chiamare il prossimo della lista. Bonaccorsi si alzò, fece mezzo inchino e quasi sussurrando disse:
– Quando mi tocca dottore, quelle due parole, si ricorda?
– Eh, ma io faccio due visite e poi scappo, Bonaccorsi. Scusi, ma c’è il picco d’influenza e sono pieno di appuntamenti. Torni domani o fra qualche giorno, va bene? Abbia pazienza, sa.
E richiuse la porta con energia e un rumore basso e profondo che a Modesto parve quello di un grosso sospiro.
Trascorse una settimana e il Palmieri, tutto preso dalle visite domiciliari e dagli ambulatori si dimenticò completamente dell’anziano Bonaccorsi e della sua richiesta.
Marzo era appena iniziato quando verso l’ora di pranzo, mentre tornava di corsa allo studio a riprendere le chiavi dell’auto dimenticate sulla scrivania, il Palmieri notò Modesto ritto sulla soglia ad aspettarlo.
– Bonaccorsi, mi aspettava?
– Dottore, scusi, è per quelle due parole che le volevo dire, se ha un momento …
Palmieri aveva fretta, la moglie e il figlio lo aspettavano per il pranzo ed era già in ritardo per quel piccolo contrattempo delle chiavi.
– Bonaccorsi, mi deve perdonare, – disse il dottore – la famiglia mi aspetta a tavola e sono già in ritardo. Guardi, facciamo così: domani pomeriggio ho l’ambulatorio alle quattro. Venga qualche minuto prima così parliamo. D’accordo?
– Va bene, dottore, grazie, eh. La ringrazio tanto.
Ognuno prese la sua strada con un accenno di compiacimento; il dottore per aver trovato finalmente il tempo di ascoltarlo e Bonaccorsi per aver avuto un appuntamento per quelle due parole.
All’indomani pomeriggio il Palmieri entrò in studio oltre l’orario di apertura, trafelatissimo e con la fronte lucida. Dal suo angolo, Modesto Bonaccorsi lo guardò e vedendolo così in ritardo non ebbe il coraggio nemmeno di salutarlo. Attese per ore. Poi, stanco, se ne andò.
Il dottore lavorò fino a sera, poi a casa finalmente si rilassò. Una sigaretta clandestina sul balcone, un goccetto sorseggiato con lentezza, un bel sospiro che era quasi uno sbadiglio e finalmente il meritato riposo notturno.
Dopo due settimane il picco influenzale era definitivamente superato. L’inverno sfumava in una stagione di passaggio che animava il buonumore e in ambulatorio, come di consueto, i disturbi respiratori cominciavano a sfumare in quelli di stomaco.
Il pomeriggio di un venerdì, verso il tramonto, mentre il Palmieri si affrettava a chiudere lo studio, la signora Bonaccorsi gli andò incontro sulla strada raggiungendolo con passo timido alla berlina blu notte parcheggiata lungo il marciapiede.
– Dottore, dottore, chiedo scusa.
– Signora, buonasera, mi dica – fece lui guardando insistentemente l’orologio.
– Le rubo solo un attimo, dottore.
– Sto rientrando a casa, signora, è quasi ora di cena, ma mi dica, su, mi dica.
La donna, comprendendo la fretta del dottore, vinse l’imbarazzo e disse:
– Le volevo dire di mio marito che l’ha sempre rispettata, sa, anche in punto di morte ha avuto un pensiero per lei.
Palmieri impallidì:
– Come in punto di morte?
– Eh, sì, poveretto, se n’è andato qualche settimana fa, di notte. Eravamo a Londra, da mio figlio.
La donna tirò fuori un fazzoletto dalla borsa, si asciugò gli occhi e si soffiò il naso mentre il Palmieri la fissava con aria sorpresa e una mano che era rimasta a mezz’aria fra il saluto e lo stupore.
La vedova Bonaccorsi continuò:
– Non voglio farla tardare, dottore, sono venuta solo a dirle che prima di spirare Modesto mi ha chiesto… – e sospirò.
Il Palmieri avrebbe voluto dire qualche parola di circostanza, ma non ne trovò nessuna e pensò allora che anziché balbettare qualche banalità fosse meglio restare in silenzio. La donna, che intanto gli aveva preso la mano e la stringeva fra le sue, con voce flebile concluse:
– Mi ha detto di ringraziarla tanto per quelle due parole. Ci teneva proprio che io venissi da lei. E io sono venuta, come promesso. Adesso la saluto, dottore.
Gli liberò la mano e sorridendo con gli occhi lucidi se ne tornò a casa.
Il Palmieri rimase per qualche minuto confuso e rammaricato. Così, mentre cercava di recuperare la lucidità, si avvicinò all’auto e vi si appoggiò senza soppesare bene la pressione, l’antifurto cominciò a suonare sguaiato e insistente. Trasalì allora e si affrettò a cercare la chiave nella tasca della giacca e a zittire quel frastuono fastidioso.
Salì in macchina, mise in moto e si avviò verso casa pensieroso. Si disse che avrebbe dovuto leggere il libretto delle istruzioni e imparare al più presto come regolare quel dannato antifurto. Dopo tutto, pensò, l’auto era sua già da un pezzo.
@giusi d’urso